Come ogni anno, è arrivato il momento di fare il punto sulla situazione del BIM in Italia, in particolare per quanto riguarda gli appalti pubblici. Il nuovo Rapporto OICE sul BIM del 2024, uscito lo scorso aprile e arrivato alla sua ottava edizione, ci offre un’analisi dettagliata sull’evoluzione della digitalizzazione e dell’utilizzo del BIM, per capire a che punto siamo e quali sfide restano ancora da affrontare.
I bandi BIM sono in calo
Il dato più evidente del 2024 è il calo significativo del numero assoluto di bandi BIM: si è passati da 637 nel 2023 a 353 nel 2024, con una riduzione del 44,6%. Un rallentamento imputabile, secondo OICE, alla fase di assestamento dovuta all’introduzione del nuovo Codice dei Contratti Pubblici.
Anche la percentuale dei bandi BIM sul totale delle gare è leggermente scesa: dal 13,7% del 2023 al 13,2% nel 2024. In parallelo, si è ridotta anche la quota di bandi che includono un capitolato informativo BIM: dal 29,4% del 2023 al 25,2%.
Tutti segnali che indicano come la transizione al digitale non sia ancora strutturata in modo uniforme.
In quali attività e per quali tipologie di opere viene richiesto il BIM
Il 55,5% dei bandi BIM riguarda le attività di progettazione. La direzione dei lavori segue con il 21%, mentre la verifica della progettazione copre il 17% delle procedure.
I servizi di supporto al RUP, rilievi, topografia, elaborati grafici e collaudi sono racchiusi nella categoria “altri servizi tecnici” e rappresentano un residuale 6,5%.
Infine, esattamente come nel 2023, la maggior parte dei bandi BIM (il 79%) è stata dedicata a interventi su edifici o strutture, mentre il restante 21% ha coinvolto opere infrastrutturali, ancora marginali nonostante il loro peso strategico.
La committenza pubblica resta il motore principale, ma è frammentata
Nel 2024, le principali Stazioni Appaltanti sono state ANAS, RFI, Agenzia del Demanio, Invitalia e alcune Autorità Portuali. Queste hanno emesso bandi BIM per un valore pari al 13,5% del totale. Un calo significativo rispetto al 2023 (34,3%).
Ciò riflette una strategia ancora non coordinata, che rischia di rallentare l’intero processo di digitalizzazione.
Anche il settore privato si muove, con investimenti in crescita
Nonostante la diffusione del BIM non sia ancora omogenea, nel settore privato gli investimenti stanno aumentando, in particolare da parte delle imprese più strutturate. Secondo il report OICE 2024, i costi legati ai software BIM rimangono contenuti per molte aziende, spesso inferiori al 2%. Un dato che smentisce l’idea del BIM come investimento inaccessibile e che ne conferma la sostenibilità economica, soprattutto se accompagnato da una strategia chiara.
In parallelo, si rafforza la presenza di figure specializzate, come BIM Manager e BIM Specialist, ormai sempre più diffuse nelle imprese medio-grandi. Un segnale che dimostra come il BIM stia diventando parte integrante dell’organizzazione e della governance tecnica delle aziende.
Il Rapporto OICE BIM 2024 mostra un sistema in movimento, ma ancora segnato da forti discontinuità
Il report del 2024 mette in evidenza come siano ancora presenti criticità strutturali per l’adozione del BIM per gli appalti pubblici, quali:
- Scarsa standardizzazione;
- Competenze disomogenee tra enti;
- Frammentazione normativa;
- Riluttanza all’adozione sistemica del BIM da parte di molte stazioni appaltanti.
Ora è il momento di agire davvero
Le istituzioni devono guidare il processo di digitalizzazione con standard chiari e investimenti mirati. Le imprese e i professionisti devono cogliere questa trasformazione come un’opportunità per crescere, innovare e rendere più efficiente la filiera.
La digitalizzazione del settore delle costruzioni è già iniziata. Sta a tutti noi farla diventare un vero sistema.Vuoi restare aggiornato sulle novità del mondo BIM? Continua a seguirci sul nostro blog, sui nostri canali social, sul canale WhatsApp e sul nostro podcast BIMeet!